Lo Stato socio occulto di ogni rapporto umano
Con moneta digitale e identità digitale lo Stato diventa socio occulto di ogni rapporto umano e di ogni transazione economica, segnando la fine del significato stesso di libertà.
Identità digitale e moneta digitale sono due temi strettamente correlati e ne sentiremo parlare sempre più.
L’idea dell’Unione Europea è di dotare i cittadini europei di identità digitale entro i prossimi anni, insieme allo sviluppo dell’euro digitale.
Oggi voglio spiegare brevemente di cosa si tratta, e perché penso che questi strumenti possano diventare una minaccia per tutti noi.
Identità digitale europea - pro e contro
L’idea è di creare un sistema condiviso di identità digitale europea, attraverso un cosiddetto wallet (portafoglio) digitale che dovrebbe contenere - sul dispositivo o in cloud - tutti gli attributi riferibili all’identità di una certa persona. Ad esempio, il certificato di laurea, il fascicolo sanitario, i dati fiscali, e così via.
Non è ancora chiaro come sarà costruito questo wallet, ma dalla lettura della proposta di legge e dalle varie FAQ europee si capisce che l’idea è di sostituire i classici metodi di identificazione personale (carta d’identità, SPID, ecc.) con questa nuova tecnologia.
Entro il 2030 la Commissione Europea prevede un uso dell’identità digitale pari almeno all’80% - da affiancare al 100% di servizi pubblici e sanitari digitalizzati.
Da un lato, ci sono alcuni pro: un wallet di questo tipo potrebbe dare ampio controllo alle persone sulla condivisione dei loro dati, oltre che ridurre drasticamente la quantità di dati condivisi con enti e servizi, che sarebbero sostituiti invece da certificati crittografici utili a dimostrare di possedere determinati attributi.
In sostanza, invece di dare copia della carta d’identità, potrei usare il wallet per certificare elettronicamente il possesso degli attributi richiesti per accedere a un servizio. Senza trasferimento e copia di dati personali.
Non è chiaro se sarà questa la realtà delle cose, ma certamente la tecnologia allo stato dell’arte oggi lo permetterebbe. Esistono già soluzioni di questo tipo, come i protocolli di self-sovereign identity.
Dall’altro, ci sono alcuni importanti contro: identità digitale europea significa maggiore centralizzazione, controllo e ingerenza da parte degli Stati nella nostra vita.
Pure nel caso in cui i dati personali siano conservati in locale, il collegamento tra persona fisica e identità digitale sarebbe in ogni caso gestito dallo Stato, come indicato anche nella proposta di legge.
La gestione dell’identità non sarà quindi decentralizzata, ma anzi sarà probabilmente ancora più centralizzata rispetto a oggi, dato che molto probabilmente tutti i sistemi confluiranno verso cloud nazionali o europei.
Perché dobbiamo essere identificabili dallo Stato?
Allo stato interessa identificare i suoi cittadini. Ma perché?
La stragrande maggioranza delle operazioni “KYC” (know-your-customer) sono legate a normative che servono a creare un audit trail a cui lo Stato e le autorità possono accedere.
Molto spesso gli scopo sono il controllo fiscale, il contrasto al terrorismo e il contrasto al riciclaggio di denaro (normativa assolutamente inutile che non ha mai funzionato nella storia umana, ma è un altro discorso).
La nascita di Bitcoin ci ha dimostrato però che per avere rapporti umani (e quindi anche transazioni economiche) - anche a distanza di migliaia di km, non è necessario essere identificabili.
Neanche per sottoscrivere contratti e spostare capitali miliardari a livello internazionale.
Se per spostare l’equivalente di quasi 5 miliardi di dollari in Bitcoin non serve essere direttamente identificabili da un’autorità centrale che faccia da intermediario, allora non serve neanche per aprire un conto corrente o per ottenere un titolo di studio.
In Italia siamo talmente abituati all’idea di essere identificabili e possedere un documento d’identità che pensiamo che sia la normalità; un qualcosa che funziona così e basta. È un’idea talmente radicata nella nostra cultura da essere quasi un rito di passaggio, quando andiamo all’anagrafe per fare la nostra prima carta d’identità.
Ma non è così ovunque.
Ad esempio, in UK hanno deciso nel 2011 di abolire definitivamente le carte d’identità, distruggendo anche i relativi database nazionali. Questo il commento dell’Home Office Minister all’alba dell’abolizione:
"The ID cards scheme was a direct assault on our liberty, something too precious to be tossed aside. Laying ID cards to rest demonstrates the government’s commitment to scale back the power of the state and restore civil liberties."
Come detto nel 2011 anche dall’Home Office Minister, l’identificazione dei cittadini è un’estrema ingerenza nella sfera privata delle persone da parte dello Stato, che non porta alcun beneficio agli individui.
Oggi non c’è alcun vero bisogno di collegare l’identità fisica con l’identità digitale e quindi rendere nota la nostra identità fisica allo Stato o a terzi. Grazie alla crittografia è possibile dimostrare il possesso di attributi (es. un certo reddito, una laurea) senza rivelare la nostra identità fisica.
La capacità di identificare le persone e di collegare azioni ed eventi a specifiche persone è un potere enorme che diamo in mano allo Stato, senza ricevere nulla in cambio (anzi, perdiamo parte della nostra libertà).
L’euro digitale (CBDC)
Il progetto di euro digitale (CBDC - Central Bank Digital Currency) si incastra perfettamente nel quadro di identità digitale previsto entro il 2030.
Il “portafoglio” digitale potrà essere usato anche per l’euro digitale, che - ATTENZIONE - è cosa ben diversa dalla rappresentazione digitale dell’euro che tutti abbiamo nei nostri conti corrente. In breve, con l’euro digitale si elimina la necessità di avere una filiera del denaro (banca centrale - banca commerciale - aziende - persone) per ottenere una filiera corta, controllata direttamente dalla Banca Centrale.
Ma l’euro digitale è anche la trasformazione in software della moneta. Un software che sarà completamente controllato dalla Banca Centrale Europea e dagli Stati membri, che permetterà di gestire in tempo reale ogni flusso monetario e ogni transazione. L’introduzione dell’euro digitale porterà naturalmente a dismettere, fino a completamento, l’uso del contante fisico. Per approfondire sull’euro digitale consiglio di leggere qui, perché ne ho già parlato.
Quello che voglio dire oggi è che tutti dovremmo essere consapevoli dei pericoli che nascono dall’unire identità digitale e moneta digitale.
I governi avranno un controllo mai visto su ogni aspetto della nostra vita: tutte le transazioni saranno conservate, sorvegliate e analizzate in tempo reale - con una storia completa della nostra vita e delle nostre interazioni.
Le persone saranno di fatto spossessate dalla proprietà della moneta, per diventarne semplici utenti soggetti a condizioni d’uso. Grazie all’identità digitale questa sorveglianza finanziaria potrà avere effetti reali sulla persona. Ad esempio, ottenere in tempo reale bonus fiscali, o inibire alcune transazioni (es. acquisto di biglietti aerei, come accade già in Cina).
Le transazioni economiche sono libertà d’espressione
Non bisogna commettere l’errore di pensare che moneta e transazioni economiche abbiano esclusivamente un valore finanziario. La moneta è la principale tecnologia che abilita l’espressione del pensiero umano.
È fin da quando l’uomo usava conchiglie come moneta, senza saper leggere e scrivere, che usiamo questa tecnologia per esprimere il nostro pensiero e instaurare rapporti umani (e quindi economici). Quando spendiamo i nostri soldi stiamo esprimendo la nostra opinione: stiamo affermando che il destinatario della nostra transazione è, ai nostri occhi, meritevole; che condividiamo ciò che fa, ciò che crea, o ciò che dice. Questo vale a maggior ragione per le transazioni che nascono proprio per supportare una causa politica.
Chi in queste settimane ha supportato economicamente in Canada il “Freedom Convoy”, anche con una donazione di pochi dollari, lo ha fatto in quanto espressione concreta della sua libertà di pensiero.
Ebbene, queste persone oggi rischiano di subire conseguenze molto gravi (come il blocco del conto corrente) per il solo fatto di aver espresso la propria opinione, sotto forma di transazione economica.
Come scrive Fabrizio Baldi su Atlantico Quotidiano:
“In sostanza, i manifestanti e chi li finanzia trattati come criminali. Peggio, come terroristi. Le stesse disposizioni infatti autorizzano le banche canadesi a congelare i conti correnti dei camionisti coinvolti nelle proteste o anche i conti delle persone sospettate di finanziare le attività del Freedom Convoy, in quanto definite illegali, senza attendere una pronuncia in tal senso dei tribunali. Quindi, una pena extragiudiziale motivata dal dissenso politico.”
Oggi, questa operazione di repressione e censura del dissenso politico (e quindi della libertà di manifestazione del pensiero) richiede la collaborazione di banche e intermediari finanziari, oltre a un discreto dispiego di risorse e investigazioni.
Con uno strumento come l’euro digitale, tutto questo sarebbe molto più semplice e in tempo reale. Il governo avrebbe il controllo totale delle transazioni effettuate, e potrebbe in ogni momento bloccare qualsiasi transazione non gradita.
Il potere di controllo sarebbe tale da essere anche preventivo: le transazioni potranno infatti essere bloccate ancor prima di partire.
Grazie all’inevitabile connessione tra moneta digitale e identità digitale, sarà molto semplice bloccare le operazioni “non essenziali” di persone che non possiedono gli attributi richiesti dalla legge o che risultano in qualche blacklist. Fantasia? No, ci stanno già pensando.

Da questo punto di vista è una fortuna che il regime canadese abbia anticipato i tempi e deciso di mostrare alle persone l’enorme violenza statale che deriva dalla capacità di controllo delle transazioni economiche.
Molti canadesi, e chiunque stia seguendo ciò che succede, non potranno far altro che perdere ogni fiducia per questo tipo di sistema, e rigettare con forza l’idea di un sistema ancora peggiore, quello delle CBDC.
La più grande minaccia al genere umano
È chiaro allora che, se già questi sono i presupposti, l’evoluzione verso una società dove la moneta è un software sotto il controllo del governo, collegato a un sistema globale di identità digitale, è la più grande minaccia alla libertà che sia mai esistita.
Lo Stato non può e non deve essere intermediario e socio occulto di ogni transazione umana (quindi di ogni pensiero e opinione).
Se così fosse, cesserebbe di avere qualsiasi significato il concetto stesso di libertà, che presuppone privacy (rispetto della sfera privata da parte dello Stato) e proprietà del corpo e del pensiero.
Ma come possiamo autodeterminare il nostro pensiero se l’espressione fisica e concreta di questo pensiero, la moneta, viene controllata dallo Stato come un qualsiasi altro software?
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